Quando da piccole abbiamo iniziato a giocare a calcio era un sogno un po’ strano, di certo non usuale. Ma abbiamo la fortuna, oggi, di poter vivere il nostro sogno a testa alta, fiere dei tanti sacrifici che abbiamo fatto, orgogliose di aver abbattuto qualche stereotipo e qualche pregiudizio. Per questo ci sentiamo fortunate.

Siamo ancora più consapevoli della nostra fortuna – che diventa addirittura un privilegio – nell’assistere, senza parole, alle immagini che arrivano dall’Afghanistan, a qualche ora di volo da qui. Ci sono nostre colleghe, ragazze della nostra età, con i nostri stessi sogni, che hanno lottato negli ultimi 20 anni per raggiungere un briciolo di ciò che noi oggi diamo per scontato: la libertà di scegliere, la libertà di essere donne, la libertà di correre dietro ad un pallone.

Abbiamo letto con il cuore in gola le parole di Khalida Popal, ex capitano della nazionale femminile di calcio dell’Afghanistan: dopo anni in cui hanno lottato per visibilità e diritti, le ragazze che giocano a calcio sono ora costrette a nascondersi, a scappare, a cancellare ogni traccia che le lega al calcio, per paura di ritorsioni, perché temono per la propria vita. Hanno paura perché i loro vicini sanno che sono calciatrici, potrebbero denunciarle perché si sono nel tempo schierate apertamente contro i Talebani, hanno lottato per quelle libertà che minacciano oggi di esser spazzate via.

Nel 2015, le ragazze del Contingente Militare Italiano in Afghanistan giocarono ad Herat una meravigliosa partita di calcio contro la squadra femminile del Bastan Football Club, match fortemente voluto proprio per sensibilizzare la popolazione locale e l’opinione pubblica sui diritti delle donne. Ma oggi, la squadra femminile di Herat, campione di Afghanistan, è in fuga: molte ragazze si sono rifugiate in Iran, di altre si è addirittura persa ogni traccia. Sono giovani e nubili e corrono un rischio altissimo di ritorsioni e violenze da parte dei Talebani.

È un po’ più difficile oggi correre dietro a quel pallone: è più pesante, ha un significato diverso. Corriamo e giochiamo con un sorriso amaro, ma forse con una motivazione in più: siamo al fianco delle tante donne afghane – calciatrici e non – che corrono oggi un rischio che non riusciamo neanche ad immaginare.
Vogliamo alzare anche noi la voce oggi per dire che i diritti delle donne non dovrebbero più conoscere confini, non dovrebbero mai essere messi in panchina.

Oggi, scendiamo in campo per l’Afghanistan.

Le calciatrici del Napoli Femminile

 

Servizio de La Domenica Sportiva del 22.08.2021